Autore: Lucamarini MattiaAll’inizio degli anni novanta fu proposto a livello comunale un piano per la costruzione di nuovi edifici nell’area di Crespi d’Adda.
L'associazione culturale locale "Centro Sociale Fratelli Marx" (CSFM), supportata dal locale circolo di Legambiente e da diverse persone coscienti del valore del villaggio, tentarono l’iscrizione del villaggio operaio nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Venne così istituita la Consulta per Crespi, che iniziò un'opera di informazione e dialogo con il mondo della politica e con gli organi di informazione locali, per contrastare l’applicazione del piano urbanistico.
L’operazione ebbe successo, convincendo l’Amministrazione comunale a scartare il piano urbanistico e appoggiare la richiesta di inserimento nell’UNESCO.
Successivamente, l’UNESCO richiese un approfondimento sulla qualità e autenticità del villaggio, guidata dall’esperto di archeologia Edo Bricchetti. Venne quindi ideato un progetto di valorizzazione culturale del villaggio per promuovere la sua candidatura.
Il 5 dicembre 1995 entrò a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, soddisfando significativi criteri:
Offre un esempio di un tipo di complesso architettonico che illustra un periodo significativo della storia umana.
Costituisce un esempio eminente di insediamento umano rappresentativo di una cultura, soprattutto quando esso diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili.
La scelta ricadde su Crespi d’Adda e non su altri villaggi operai italiani perché il villaggio conservava immutato il suo aspetto dall’epoca dell’abbandono da parte dei Crespi, nel 1930, peculiarità difficilmente riscontrabile in altri esempi di insediamenti dall’analoga funzione sul territorio italiano.
Secondo l’UNESCO, “Crespi d'Adda è un esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, che vide la luce in Europa e nell'America del Nord tra il 19esimo e il 20esimo secolo, espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai. Sebbene l'evoluzione delle condizioni economiche e sociali abbia costituito una minaccia inevitabile per la sopravvivenza del villaggio operaio, la sua integrità è notevole ed ha conservato in buona parte la sua vocazione industriale.”
A questo proposito occorre ricordare che al momento del conferimento del riconoscimento UNESCO la fabbrica era ancora attiva e regolarmente funzionante.
Fonti: